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Autore Alessandro Tavola :: 4 Settembre 2014
Le dernier coup de marteau

Recensione di Le dernier coup de marteau di Alix Delaporte, con Clotilde Hesme e Romain Paul - In Concorso Venezia 71: il viaggio di Victor, dall'infanzia all'adolescenza in una manciata di giorni, tra Mahler ed il mare

Alix Delaporte arriva in Concorso a Venezia con Le dernier coup de marteau, a tre anni di distanza da Angèle et Tony, presentato durante la Settimana Internazionale della Critica nel 2011.
Il film segue la vicenda di Victor, interpretato da Romain Paul qui al suo debutto, un ragazzino che si divide tra la madre malata, il calcio e l’infatuazione per Luna, una ragazza che vive poco distante in una comunità gitana, e il primo incontro con il padre, un direttore d’orchestra fino a quel momento sconosciuto.

Seguendo una certa inclinazione del cinema francese nel dipingere storie ai margini della società e della sopportazione, la Delaporte riesce a non sporcarsi le mani con la materia trattata. Difficilmente certi temi riescono a non cadere nell’eccessivo o nell’esasperato, esagerando in dramma o in generalizzazioni. Il racconto non ha spunti particolari, fedele ad un certo immaginario extraurbano, ma la regista riesce a scaricare la tensione rendendo il tutto più simile ad un’esplorazione - quasi un'escursione, viste le location - e con un tocco di leggerezza dal sapore ottimistico, racchiuso nel significato del titolo (“L’ultimo colpo di martello” in italiano) spiegato alla fine della pellicola in relazione ad un'opera di Mahler.

I dialoghi evitano la sovrabbondanza, il litigio, il conflitto generazionale-familiare-sociale, come ad esempio di un Abdel Kechiche, per dare spazio alle immagini. Difatti la pellicola, nel coprire un piccolo lasso di tempo riesce comunque ad esporre la grande crescita di Victor. Non si tratta solo del neonato rapporto col padre, ma anche della scoperta della musica, dell’amore e delle pulsioni, del fatto che tutto sia possibile. Il ragazzo fiorisce davanti ai nostri occhi nel giro di un’ottantina di minuti. Complici la spiaggia ed un protagonista dal cruccio truffauttiano, i momenti migliori, esplodendo di rabbia o affacciandosi alla passione (un quasi-bacio da tenersi stretti anche dopo la visione), sono radiosi, nella leggerezza generale, privi di parole, immersi nella fotografia calda e densa di tutta la pellicola.

La ribellione protoadolescenziale della Delaporte riesce a gestire i luoghi comuni, ma non ad affrancarsi del tutto da questi. Il grande pregio di Le dernier coup de marteau è quello di avere una regia non succube della realtà. Ruotando intorno alla notevole interpretazione di Romain Paul, senza mai lasciarlo un attimo, il giovane protagonista sembra effettivamente essere il centro del mondo, in modo propositivo, come un vincitore annunciato nell’atto di dover abbandonare l’infanzia. Senza macchie strutturali, con un sorriso che arriva solo alla fine ma che viene come preannunciato e desiderato per tutta la durata, il film si rivela essere uno dei migliori in questo Concorso fino ad ora sotto qualsiasi aspettativa.

Voto della redazione: 

3

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