Cura nei movimenti di macchina, grandi attori, simbologia dei colori e splendide colonne sonore: ecco i segreti del regista di "Vizio di forma"
È un regista di culto, ma in modo serio. Paul Thomas Anderson non è una moda radical chic, è amato anche dai cinefili e da molti professori e studiosi di cinema i quali lo portano spesso ad esempio del cinema americano contemporaneo di qualità.
Film densi che raccontano lo scorrere della nostra epoca, che indagano rapporti di potere e che hanno sempre avuto un’attenzione particolare anche all’aspetto musicale. Non a caso Junun, l’ultimo lavoro del regista di Magnolia (1999) e Vizio di forma (2014), è un documentario girato in India con dei musicisti e Jonny Greenwood, già autore delle musiche per Il petroliere e The Master (2012).
Un video tenta di spiegare la sua bravura individuando i quattro elementi alla base della sua poetica.
Il suo amore per i movimenti di macchina, in particolare per la carrellata, ossia quel movimento che prevede l’uso di un carrello con dei binari sui quali far scorrere la macchina da presa. Il flusso delle immagini in tal modo non si interrompe, dà un senso di solida continuità.
L’uso che fa della luce e dei colori – in collaborazione con i tecnici della fotografia – non è mai casuale. Paul Thomas Anderson adora i controluce e i giochi cromatici, come confermano le immagini iniziali di Ubriaco d’amore (2002), film in cui anche le tinte dei tessuti sono simboliche.
Sembrerà una caratteristica generale, ma il regista classe 1970, possiede un dono di natura: sa raccontare le storie, quelle corali dell’inizio carriera, come quelle dei singoli protagonisti. E ancora più importante ha la capacità di scegliere gli attori più adatti ai ruoli designati, basti pensare alla sua collaborazione con il grande e compianto Philip Seymour Hoffman o ai ruoli affidati a Joaquin Phoenix.
[Leggi anche: I film preferiti di Paul Thomas Anderson]
Come già accennato, non sarebbe un film di Paul Thomas Anderson senza una colonna sonora emozionante. Oltre all’ex chitarrista dei Radiohead, non si può dimenticare la collaborazione con Jon Brions con cui il regista ha collaborato per Ubriaco d’amore. In tutti i lavori del regista sembra che ogni scena sia stata girata con una precisa idea musicale alla base.
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