Da "Braveheart" di Mel Gibson a "Non aprite quella porta" di Tobe Hooper, ecco alcuni film che si sono spacciati per "storie vere", nonostante di vero avessero poco o nulla
Film che si spacciano per storie vere, ma che di vero hanno poco o niente. Forse, anche una cosa normale per il cinema: la base può essere anche reale, ma una volta che passa fra le mani di sceneggiatori e produttori, l'invenzione prende necessariamente il sopravvento: il potere del dramma, diceva qualcuno.
Pensiamo ad esempio a Non aprite quella porta, horror girato da Tobe Hooper nel 1974 e diventato successivamente uno dei film più longevi della storia del cinema, tanto da garantirsi sequel e spin-off a non finire. D'accordo, l'autore si sarà anche ispirato ad alcuni massacri veramente accaduti, ma giusto in caso non vi fosse chiaro, sappiate che Leatherface non è mai esistito, né tantomeno la sua famiglia strampalata o i poveri giovincelli vittime delle loro mostruosità.
Che dire poi di A Beautiful Mind, pluripremiata pellicola di Ron Howard? Ok, trattasi del biopic di un personaggio noto (il matematico John Nash), ma il regista stesso ha ammesso di aver modificato non solo le vicende, ma anche diversi elementi della malattia mentale che ha colpito il protagonista, in maniera da poterla riportare più evocativamente sul grande schermo. Insomma, pura licenza artistica!
Totalmente fake è invece Fargo dei fratelli Coen, nonostante la didascalia iniziale che recitava così: “Questa è una storia vera. Le cose raccontate in questo film sono accadute in Minnesota nel 1987. Su richiesta dei sopravvissuti, i nomi sono stati cambiati. Per rispetto nei confronti dei morti, il resto è stato raccontato così com'è successo”. Molti spettatori ci sono cascati, ma poi Joel Coen ha ammesso che era tutto frutto della loro fantasia.
[Leggi anche: Dalla finzione alla realtà: quando il film è "basato su una storia vera"]
Infine, vale sicuramente la pena citare anche Braveheart, acclamata opera di Mel Gibson che ha raccontato la storia di William Wallace, leggendario condottiero scozzese. Secondo gli storici, gli strafalcioni della pellicola sarebbero veramente tanti, a iniziare dallo stesso protagonista, dipinto nel film come un uomo dalle umili origini, quando in verità apparteneva all'aristocrazia. Di più: all'epoca dei fatti, gli scozzesi non si dipingevano ancora la faccia di blu per andare in battaglia!
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