Pulp e sangue: una video-analisi della violenza nei film di Quentin Tarantino

Una delle caratteristiche peculiari legate al cinema di Quentin Tarantino e lampante anche per lo spettatore meno avvezzo alla sua filmografia, è senza ombra di dubbio la massiccia dose di qualsiasi tipo di violenza. 

Tarantino è un vero e proprio esteta delle sparatorie, dei duelli con katane, delle teste esplose o mozzate, dei combattimenti corpo a corpo e del sangue, tanto, tantissimo sangue. Una violenza che nelle sue opere scorre fluida, come se fosse una traccia musicale talmente eterogenea da essere la perfetta colonna sonora di qualsiasi luogo o circostanza. Che si tratti del matrimonio di un'adorabile coppia a El Paso, del soggiorno di una felice famigliola di Pasadena, di un cinema in epoca nazista o di un ospedale, Tarantino riesce sempre a costruire sequenze brutali che a posteriori non potrebbero essere immaginate in un contesto migliore.

La sua è una brutalità che a volte potrebbe sembrare gratuita e scontata, ma che in realtà nasconde molto più che un semplice espediente sfruttato per sconvolgere il pubblico e mostrare le diverse facce della morte. Nella sua filmografia possiamo infatti imbatterci in sequenze di violenza al limite del comico o del grottesco, ma anche in scene brutali e spesso davvero amare e significative, che Tarantino modella sapientemente senza mai scadere nel tedio delle idee riciclate. Eppure nei suoi film ha lasciato morire più di 560 personaggi, un numero astronomico, che nonostante tutto è sempre accompagnato da un "ancora! ancora!" da parte dei fan.

Qual è quindi il segreto di Tarantino? Ce lo spiega questo video realizzato dal canale Youtube The Discarded Image, in cui viene analizzato l'uso della violenza da parte di uno dei registi che più di tutti è stato, ed è in grado, di adattarla sapientemente al grande schermo: