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Autore Erika Favaro :: 26 Febbraio 2016

Il film di Marco Simon Puccioni racconta la sua famiglia omogenitoriale senza mediazioni o retorica

Prima di tutto

Proprio mentre il Senato vota la fiducia ad una legge a metà sulle unioni civili, che non contempla le adozioni da parte di coppie omosessuali o l’obbligo di fedeltà, ai Nastri d’Argento per il Documentario è premiato un film che racconta proprio la famiglia arcobaleno.

Una menzione speciale, infatti, è stata data a Prima di tutto, documentario di Marco Simon Puccioni, condiviso e prodotto da Giampietro Preziosa. Puccioni e Preziosa sono i protagonisti di questo documento necessario per avvicinarsi alla quotidianità e alle difficoltà che molte coppie omosessuali devono affrontare, in particolar modo quando vogliono condividere il loro amore con un figlio. Se i nomi vi risultano famigliari è perché Prima di tutto è stato già trasmesso in televisione, per precisione su Rai 3 all’interno di Doc 3. Si tratta di un primo capitolo di un ciclo di documentari che i due intendono portare avanti; il secondo passo sarà lo sbarco negli Stati Uniti dove il regista tenterà di raccontare le storie di donne che partoriscono figli poi destinati alle coppie omogenitoriali.  “Questo riconoscimento al mio documentario più personale – racconta il regista Marco Puccioni – quello che racconta la felice storia di come si è formata la mia famiglia, mi fa particolarmente piacere.

Arriva però in un momento in cui le aspettative di vedere finalmente approvata una legge che riconosca anche in Italia l'esistenza della mia famiglia saranno deluse da una classe politica litigiosa e incapace di dare risposte adeguate ai bisogni dei suoi cittadini più indifesi.

Mi auguro che questo premio spinga i politici, che ora stanno prendendo importanti decisioni sulle nostre vite, a vedere il documentario e rendersi conto che la nostra famiglia è già accettata e integrata nella società e che se negheranno l'adozione del configlio faranno un'ingiustizia soprattutto verso i bambini.”

[Leggi anche: Roland Emmerich in un dramma sui diritti gay con Jeremy Irvine]

Ancora una volta il cinema dimostra di essere uno dei medium più diretti e allo stesso tempo più discreti per conoscere nuove realtà, per avvicinarsi a quelle cose che fanno paura solo se viste da lontano. 

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