Arrivati a metà del Festival di Venezia 2015, il direttore artistico Alberto Barbera fa un primo bilancio di quest'edizione, dichiarandosi soddisfatto. Eppure, le sale del lido ci sembrano svuotarsi di giorno in giorno...
Accadono cose mistiche qui al Festival di Venezia 2015: più vediamo svuotarsi le strade del lido, e più i comunicati stampa e il direttore artistico Alberto Barbera dichiarano un maggior numero di biglietti venduti, a quanto pare del 9% rispetto l’anno scorso e addirittura del 22% se guardiamo al 2013. Merito, con tutta probabilità, dei film dal forte appeal commerciale che hanno attraversato questi primi giorni festivalieri, da Everest di Baltasar Kormàkur a Black Mass di Scott Cooper, passando per Equals di Drake Doremus e Spotlight di Tom McCarthy.
Non abbiamo ovviamente i dati oggettivi per sfatare questi numeri, ma possiamo solo basarci sulle nostre impressioni: da quando siamo qui, raramente abbiamo trovato lunghe code per le proiezioni, e sinceramente tutta la zona festivaliera ci sembrava poco affollata persino durante i suoi giorni di punta, ovvero il primo weekend. Evidentemente abbiamo le allucinazioni, o magari è la biglietteria della Biennale a funzionare male; non lo sapremo mai.
Di certo, arrivati a metà Mostra, Barbera si dichiara più che appagato: “La soddisfazione c’è, anche se onestamente è difficile vedere il tutto con distacco in questo momento. Mi sembra che ci sia una buona risposta, percepisco segnali positivi. Quando ho cominciato la missione era quella di riposizionare la Mostra, anche per l’incredibile concorrenza che c’era, oggi possiamo dire di esserci riusciti, nonostante Telluride e Toronto. Non credo nella logica delle prime a tutti i costi: El Clan è uscito in Argentina tre settimane fa, ma mi sembrava assurdo rinunciarci. Le polemiche? Ci sono sempre, ma mi sembra che finora ci sia stato solo un titolo controverso, A Bigger Splash di Guadagnino, che Variety invece ha lodato”.
[Leggi anche: Il manifesto del Festival di Venezia 2015 lascia scontenti critici e cinefili]
Insomma, mentre sempre più critici storcono il naso rievocando Marco Muller, il primo a dirsi soddisfatto di come stiano andando le cose è proprio Barbera. Sarà onesto o ci sta prendendo in giro? Nel dubbio, una cosa possiamo però dirla: quest’edizione veneziana era partita con l’intenzione di essere “Il festival della scoperta”, quella destinata a scoperchiare nuovi talenti, ma finora i film più applauditi sono rimasti quelli dei soliti noti, da Francofonia di Aleksandr Sokurov a In Jackson Heights di Frederick Wiseman, passando per Rabin – The Last Day di Amos Gitai e lo stesso El Clan di Pablo Trapero. Insomma, la scoperta, in tutto questo, dov’è?
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