La pellicola di László Nemes che guarda all’Olocausto con toni inediti è il secondo film ungherese a vincere la statuetta nella storia degli Oscar
Ha addolorato e incantato il Festival di Cannes dove si era aggiudicato il Gran Premio della giuria, ha vinto diversi premi tra cui il Golden Globe per il miglior film in lingua straniera e la notte del 28 febbraio finalmente ha vinto quello che è considerato il premio dei premi, l’Oscar al Miglior Film Straniero. Parliamo de Il figlio di Saul, opera prima dell’ungherese László Nemes.
Si tratta del primo film proveniente dall’Ungheria a ricevere il riconoscimento tanto ambito, prima di Nemes infatti la statuetta era stata consegnata nel 1982 a István Szabó per il suo Mephisto. Si tratta di un film sull’Olocausto che rifugge qualsiasi stilema narrativo e visivo già visto per dar vita ad uno stile e ad una forma inediti.
La sceneggiatura - scritta dal regista stesso in collaborazione con Clara Royer – racconta la storia di Saul Ausländer, un ebreo ungherese deportato ad Auschwitz dove lavora come sonderkommando, uno degli addetti a rimuovere i corpi dalle camere a gas e alla cremazione. Proprio nei giorni in cui si sta organizzando una rivolta per poter sopravvivere al campo di concentramento, Saul scorge tra i cadaveri ammassati quello di suo figlio e da quel terribile istante l’unica sua ragione di vita sarà quella dare al ragazzo una degna sepoltura.
L’attore che interpreta il protagonista è Géza Röhrig, poeta e scrittore ungherese convertitosi all’ebraismo proprio in seguito ad un suo viaggio di studi ad Auschwitz. Il figlio di Saul è un film che lascia senza parole, che colpisce senza infliggere facili colpi grazie anche alla fotografia di Mátyás Erdély e al suono di Tamás Zányi.
[Leggi anche: Recensione di Il figlio di Saul | Un devastante tour de force fra le macerie della disumanità]
Il figlio Saul – prima prova attoriale anche per Saul Ausländer – è stato prodotto da Gábor Sipos e Gábor Rajna per Laokoon Filmgroup con il sostegno dell’Hungarian Film Fund, della Résidence della Cinéfondation del Festival di Cannes, del Sarajevo Cinelink e del Jerusalem Film Lab.
In Italia è uscito per Teodora Film il 21 gennaio, ci si augura che il premio aiuti a far circolare nuovamente questo piccolo durissmo gioiello, è un film che vale davvero la pena vedere.
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