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Autore Davide Stanzione :: 8 Ottobre 2014
Locandina di Amoreodio

Recensione di Amoreodio di Cristian Scardigno: Piatto e imbarazzante dramma a tinte forti che riduce il delitto di Novi Ligure a una lista interminabile di banalità giovanilistiche

Per un esordiente, un caso di cronaca nera scottante, a tinte forti e per anni sulla bocca di tutti come il delitto di Novi Ligure dovrebbe rappresentare uno scoglio troppo grande, anche solo per pensare di invischiarsi in un materiale del genere. Non è stato così per Cristian Scardigno, che ha portato sullo schermo il dramma consumato nel 2001 nella città piemontese con imbarazzante sprezzo del pericolo e una convinzione nei propri mezzi così sicura di sé da suggerire quasi tenerezza. Dinanzi al risultato finale del film, ispirato alla vicenda di Erika e Omar e al modo in cui uccisero barbaramente la madre e il fratellino di lei, è infatti molto difficile scacciare il sentore dell’amatorialità posticcia, della banalità forzata e fuori luogo che permea ogni sequenza, tanto nella recitazione degli attori quanto nella sceneggiatura, che in più punti non riesce a stare in piedi e annega o nell’eccesso di drammaticità o nel patetismo che si vorrebbe essere noir.

In quanto a bozzettismo, al film di Scardigno non manca nulla: al di là della recitazione parrocchiale, ci sono i genitori che chiamano la figlia “signorina”, un tema musicale d’atmosfera molto invadente, soprattutto nella prima parte, l’attualizzazione senza freni che si spreca tra chat di Facebook e Tg in cui risuona il commento giornalistico di Enrico Mentana. Il resto è piattume registico che si adagia in maniera anodina sul racconto cronachistico degli eventi, ricalcando dinamiche già assodate dai verbali dell’epoca e aneddoti che si possono ricavare immediatamente anche con una semplice ricerca su Wikipedia.

La domanda allora è una sola: ce n’era bisogno? La risposta, ovvia, è tutta nella pedestre scolasticità con cui la regia si arrabatta, tra sensazionalismi e continue cadute di stile, tra psicologie che franano rovinosamente nel ridicolo involontario e altre approssimazioni. Ci si ritrova allora di fronte a un cinema italiano girato al livello di tesina di laboratorio del Dams (e anche sotto), con l’aggravante, oltre alla pochezza stilistica e all’indecisione su che strada prendere al di là della ricostruzione meccanica, di ricattare lo spettatore con la risonanza da “tematica forte”. Da ciò deriva un compiacimento che si sente a più riprese: il momento topico della strage, ad esempio, è accompagnato da una forzata colonna sonora rock che trasforma l’apice del misfatto in un frangente punk totalmente fuori posto. Confermando, casomai ce ne fosse bisogno, che l’acerbo film di Scardigno un’identità definita dal punto di vista espressivo non ce l’ha e non l’ha neanche cercata, oscillando tra un cinema para-televisivo che nobilita perfino la peggior fiction di casa nostra e delle tentazioni che vorrebbero strafare salvo toppare clamorosamente in un’ingenuità reiterata e desolante.

Trailer di Amoreodio

Voto della redazione: 

1

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