Ritratto di Giulia Marras
Autore Giulia Marras :: 23 Febbraio 2015
Locandina di Dancing with Maria

Recensione di Dancing with Maria | Documentario presentato allo scorso festival di Venezia, l'opera prima dell'italiano Ivan Gergolet è un'emozionante esperienza nella classe della ballerina e danzaterapeuta argentina quasi centenaria Maria Fux

Tra le altre cose, il cinema è anche testimonianza. Testimonianza oculare di vite ed esperienze qualunque o singolari, universali o particolari che la pellicola ricorderà ufficialmente al posto degli occhi stanchi dei media tradizionali. Maria Fux non è certo una sconosciuta, almeno nel mondo della danza contemporanea, ma ai più il suo nome non è subito associato con la definizione di una delle più grandi ballerine e coreografe argentine dell'ultimo secolo, e neppure come una danzaterapeuta famosa in tutto il mondo, creatrice del metodo omonimo di insegnamento. Dallo sguardo empatico di Ivan Gergolet, che a dispetto del suono straniero è di Monfalcone, Dancing with Maria, primo documentario selezionato nella storia della Settimana Internazionale della Critica di Venezia, si immerge, senza intaccarne l'aura storica, nello studio nel quale Maria tiene le sue lezioni da più di 40 anni: una sala molto diversa da quelle in cui siamo abituati a vedere le ballerine in fila ordinata sulla sbarra davanti lo specchio, schiena dritta e testa alta; qua la grande aula-tempio è un tappeto di corpi il più delle volte imperfetti, sgraziati, occhi e orecchie attenti ai gesti e alle parole dell'insegnante poetessa.

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Scoprire che Maria ha oggi, ancora nel pieno della sua attività, 93 anni, è solo il primo momento in cui lo spettatore si rende conto dell'eccezionalità delle lezioni a cui si ritrova ad assistere; perché tra le allieve, e anche qualche allievo, si ritrovano vite solitamente escluse dal mondo selettivo della danza “ufficiale”. Le sue classi, e il suo metodo, sono dedicate anche e soprattutto a persone con disabilità motorie, sensoriali e intellettive: i limiti del corpo vengono accolti, abbracciati, nel tentativo di farli scomparire e non considerarli più in quanto tali. Gergolet si sofferma più profondamente su due ragazzi con la sindrome di down, una donna affetta da poliomelite, una ragazza sordomuta vissuta per quattro anni in una grotta della Patagonia, e infine Martina, italiana senza alcuna disabilità, ma ormai catalizzata a Buenos Aires dalla forza e dalla magia che circolano nelle classi della ballerina argentina. Energie che creano una sorta di dipendenza, difficile da ritrovare altrove.

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Non aspettatevi un'opera celebrativa dell'importanza di Maria Fux e della sua figura quasi mitica e fuori dall'ordinario: sono pochi i video di repertorio presenti del suo passato; vicino non tanto a Pina di Wenders, ma forse più a un documentario di Nicholas Philibert (Essere e avere), Dancing with Maria si incentra maggiormente incentrato sul presente, la macchina da presa si fa appunto testimone di un'esperienza altrimenti negata, non solo quella di poter partecipare a distanza a una lezione tenuta da Maria, ma soprattutto quella di condividere il superamento delle barriere fisiche, non architettoniche ma personali, l'abbattimento dei vincoli, anche quello della musica per i non udenti, perché il ritmo è interno, individuale, nasce dal respiro e dal battito del cuore, letteralmente o no lo si voglia interpretare.

Nell'aula affollata della Fux si vedono donne e corpi finalmente liberi di essere, sperimentare linguaggi artistici, ognuno nuovo e personale. Le sue parole, non poco eccentriche e fantasiose - Maria parla sovente con il vento, le foglie e la musica, probabilmente senza alcuna metafora di mezzo - conducono al movimento spontaneo di chiunque le ascolti. Anche dello spettatore seduto in sala.

Trailer di Dancing with Maria

Voto della redazione: 

3

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