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Autore Luca Ceccotti :: 15 Dicembre 2016
Locandina di Rogue One: A Star Wars Story

Recensione di Rogue One: A Star Wars Story, Gareth Edwards confeziona un primo, incredibile spin-off della saga con protagonisti Felicity Jones e Diego Luna

C'era una pericolo, una sorta di turbamento nella Forza che aleggiava costante nell'aria durante la produzione di Rogue One: riuscire a rendere questo primo spin-off di Star Wars un film a sé stante ma capace di incasellarsi perfettamente nella canonicità dei capitoli principali, riproponendone l'universo ma contemporaneamente slegando la vicenda dalla famiglia Skywalker. Un ritorno di lato, in parole povere, un accostamento esplorativo con le intenzioni di un approfondimento su quella che è una delle vicende finora accennate ma mai chiarite: la missione di recupero dei piani di Costruzione della Morte Nera, il pianeta distruttore.

I fan hanno atteso pazientemente e a lungo questo Rogue One, che in definitiva non tradisce le intenzioni e le aspettative ed entra in campo a muscoli tesi, con l'arroganza (in positivo) di un debuttante e l'animo di un guerriero convinto della propria imbattibilità. Testa alta e respiro calmo. Alle sua spalle il "preparatore" Gareth Edwards sa di aver confezionato un concentrato di energia, guerriglia, Forza e cuore quasi ineccepibile, pronto a mostrarsi con veemenza e coraggio agli occhi di milioni di appassionati e non che per mesi o anni hanno maturato idee od opinioni al riguardo. E finalmente pronto, con la tranquillità che contraddistingue i più forti, entra in azione, attacca e gioca una partita memorabile.

Uscendo dal paragone sportivo, Rogue One è sicuramente tra i migliori blockbuster del 2016; quello con più visione e con un taglio vicino all'autoriale grazie alla capacità del regista di Godzilla di trasformare in potenza per immagini un film ad alto budget come questo. Uno spin-off con basi solidissime che riesce a proporre un tono totalmente diverso dalla serie principale ma senza tradirne il respiro epico e avvincente da space-opera. È così che per raccontare il background dietro la distruzione della Morte Nera si è intuito il bisogno di rendere il film più politico in senso non "Lucasiano" - dibattiti in senato con pochi sbocchi sul campo di battaglia -, con accenni di spy-story con tanto di agenti segreti e ricco di sequenze e inquadrature mozzafiato da rinomato cinema di guerra, con battaglie campali dalla solida struttura strategica e con un gruppo di personaggi variegato.

Troviamo l'eroina in Jyn Erso (Felicity Jones), figlia dello scienziato Galen (Mads Mikkelsen) involontariamente a capo della costruzione della micidiale arma dell'Impero. Lei è venduta come protagonista principale dai vari trailer, ma senza la verve del robot K-2SO, cinico e irriverente con sprazzi del Marvin di Douglas Adams, privo del talento nei combattimenti del monaco cieco di Donnie Yen e senza il restante apporto di Riz Ahmed o Diego Luna, la verità è che il progetto non sarebbe così riuscito, almeno nella storia. Rogue One va vissuto, infatti, come un film corale, appunto di guerra, che racconta la speranza di una galassia migliore attraverso la ribellione, il sacrificio e il sangue, ed è per questo che quello che si vede è un titolo più sporco, ritmato e con un crescendo narrativo che passa senza sosta da nuovi e sontuosi pianeti tra salvataggi in extremis, imponenti assalti spaziali e scontri in città sovraffollate.

È un cinema ricco e sontuoso, questo di Edwards, con effetti speciali incredibili e con momenti indelebili per i fan. Quando, infatti, la storia comincia a ricollegarsi con obbligo a Una nuova speranza, ecco arrivare una serie di batticuori che faranno sospirare ed emozionare anche gli animi più algidi. Si parla, infatti, di collegamenti, citazioni e richiami al primo, immortale, film della saga, e anche qui il regista non risparmia la sua bravura e, mettendoci del suo, richiama alla mente sequenze intoccabili del film di George Lucas con il solo omaggio visivo (ad esempio la distruzione dei caccia dei ribelli colpiti che viene mostrata dall'abitacolo dei piloti). Cose che, in tutta onestà, mancavano ne Il risveglio della Forza di J.J. Abrams, che però ovviamente non aveva bisogno come Rogue One di citare ma di re-introdurre.

E proprio alla fine, quando si è ancora con il fiato in gola, nel vivo dell'azione e poco dopo l'arrivo di un certo Darth, Gareth Edwards fa il regalo più grande di tutti: chiude in modo ineccepibile dove altri avrebbero ancora mostrato.

Trailer di Rogue One: A Star Wars Story

Voto della redazione: 

4

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