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Autore Alessandro Tavola :: 11 Febbraio 2016
Locandina di Zoolander 2

Recensione di Zoolander 2 di Ben Stiller con Owen Wilson, Will Ferrell, Penelope Cruz: il seguito del film del 2001 sorprende, ricreandone le atmosfere, mantenendo intatto lo spirito originale e andando oltre la semplice parodia

Arriva finalmente nelle sale Zoolander 2: Ben Stiller e compagnia (Owen Wilson, Will Ferrell, Penelope Cruz e non solo) riescono a far rivivere le immagini del primo capitolo aggiungendo senza stravolgere, ricreando senza ripetere, divertendo e lasciando affascinati, tra revisioni e sorprese.

Forse solo a ridosso del suo film più maturo ed esteticamente compiuto, I sogni segreti di Walter Mitty, l’attore/autore poteva realizzare qualcosa come Zoolander 2. Lo Stiller regista, che non si ripete mai, davanti alla possibilità di riadattare/riscrivere/aggiornare i personaggi preferisce rimanere coerente con l’immaginario cult del primo capitolo. A distanza di quasi quindici anni dall’originale, ci ritroviamo con una pellicola in grado di mantenere intatto lo spirito demenziale e posticcio che lo aveva reso un cult, in una visione univoca e decisa del mood: tutto ciò che c’era nel film del 2001 ritorna, potenziato dall’hype e da un panorama mainstream (cinematografico e non) perfettamente adatto ad essere parodiato, assorbito e al quale ridarsi.

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Tutti i cliché dell’action sono presenti e sembrano funzionare meglio qui che dove dovrebbero (Zoolander 2 è scritto molto meglio di Spectre, per prendere un solo titolo recente) e corrono via veloci tra una gag e l’altra, tra sovraccumuli di cattivo gusto fashion (così solo Sex and the city 2) e tonnellate di camei (quelli di Benedict Cumberbatch e Kiefer Sutherland spiccano), sprazzi violenti e follie talvolta previste/prevedibili ed altre sorprendenti, gratuite solo in senso sarcastico e mai volgare (le battute a sfondo prettamente sessuale sono pochissime e tutte legate al personaggio di Penelope Cruz).

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Denso, ritmato, demente e beffardo, acido e mai (mai, mai) politicamente corretto, visivamente oltre il consapevole trash, mentalmente inscalfibile nel suo grottesco, Zoolander 2 è un secondo episodio ragionato, frutto di una sedimentazione che gli impedisce di (s)cadere in un “effetto Scary Movie” tanto quanto in una temibile affezione mumblecore (quella dell’”altro Stiller”), smarcandosi anche dal genere comico per come viene trattato negli Stati Uniti da quasi vent’anni: questo è codificato a prescindere dal risultato (dal miglior Will Ferrell tematico al più svogliato Jonah Hill), mentre Zoolander 2 riesce a porsi su un altro livello, parodia totale e cristallina lezione di comicità, capace di scardinare anche le più tipiche certezze anche di scrittura e significato (con un climax/twist al riguardo emblematico). Con una sensibilità comica che evita le sottigliezze per risultare chiara su ogni livello di lettura fin da subito, spara in faccia tutta la semplicità (ma non facilità) voluta e avvolge con il suo chiaro gioco.

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Se il primo film sembrava racchiudere in sé una visione mirata di un determinato ambiente, adesso ci ritroviamo con un audiovisivo capace di radicarsi immediatamente nell’immaginario da cui attinge: nell’epoca dei meme, Zoolander 2 ne è praticamente una fonte inesauribile e tutto e messo lì appositamente. Il suo unico autentico difetto è che dura troppo poco e alla scorrevolezza del film si aggiunge una brevità eccessiva (e di questi tempi è raro poterlo dire): chissà quanto è rimasto sui server della sala di montaggio.

Voto della redazione: 

4

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