Hitchcock ma non solo: ecco alcuni film in cui lo spettatore assume il punto di vista dei personaggi
La soggettiva, l’inquadratura che simula il punto di vista di un personaggio, è una delle inquadrature con cui i registi si possono sbizzarrire e che spesso contraddistinguono stili e poetiche. Funziona un po’ come il narratore in prima persona nella letteratura, il bello dell’arte – e del cinema in particolare – è che ti permette di vedere il mondo da prospettive inedite. Molto amata da Hitchcock, studiata a lungo da Orson Wells, vediamo quali sono alcuni dei film che hanno usato la soggettiva nel migliore dei (tanti) modi possibili:
Halloween – La notte delle streghe
Un uomo fugge dall’istituto di cura dov’è stato rinchiuso fin da bambino per aver ucciso la sorella e torna nella sua città per terrorizzare un gruppo di ragazzini innocenti la notte di Halloween. Il personaggio di Michael Myers non proferisce parola, per la maggior parte del film lo spettatore assume il suo punto di vista in un continuo crescendo di tensione e terrore.
La donna che visse due volte
Ogni dieci anni la rivista Sight and Sound riunisce alcuni dei più affermati critici per decidere quali siano i migliori film di sempre. Per cinquant’anni Quinto potere di Orson Welles non ha visto rivali, poi nel 2012 il film di Hitchcock è stato nominato come miglior pellicola di tutta la storia del cinema. Ci sono decine di ragioni per considerare La donna che visse due volte un capolavoro e tra queste rientra sicuramente la tecnica del cineasta, la sua capacità di usare la soggettiva per trasmettere suspense e senso di vertigine.
Lo squalo
Il film di Steven Spielberg ha cambiato il nostro modo di guardare l’oceano, un po’ come Psyco ha fatto con la doccia. Fu un vero e proprio successo, il primo blockbuster della storia e cambiò per sempre il cinema d’intrattenimento. Memorabili resteranno le inquadrature che riprendono il punto di vista di chi sta nuotando e vede l’animale avvicinarsi con tutta la sua ferocia.
La finestra sul cortile
Ancora una volta torna Hitchcock che nel film del 1954 usa la soggettiva per riprendere lo sguardo di Jeff (James Stewart), fotoreporter costretto su una sedia a rotelle, amplificando ulteriormente il motivo del voyeurismo. Una mascherina posta davanti all’obiettivo simula la visione del protagonista che attraverso un teleobiettivo spia i comportamenti dei suoi vicini e scopre scomode verità.
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Strange days
Diretto da Kathryn Bigelow e scritto da James Cameron, questo ritratto sci-fi oscuro e acido di una Los Angeles sul finire del millennio merita davvero di essere visto. La storia ruota attorno allo Squid, un meccanismo che permette di registrare qualsiasi tipo di esperienza ed emozione per farle rivivere ad altre persone. Questi viaggi neuronali nella realtà virtuale sono girati in soggettiva e quando i personaggi sono assassini e vittime la resa cinematografica equivale a un pugno perfettamente calibrato nello stomaco dello spettatore.
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