Clamorosa accoglienza in sala dopo la proiezione stampa dell’ultimo lavoro della Pixar, “Inside Out”. Il cartoon commuove e diverte come raramente succede sullo schermo
Che la Pixar ci abbia da sempre abituato a prodotti che vadano ben oltre l’etichetta di “cartoni animati” è un fatto più che appurato. Basti pensare a film quali Up, Ratatouille, Wall-E e la saga di Toy Story per rendersi subito conto della potenza emotiva e cinematografica della quale sono capaci i geni della Disney. Eppure, la sensazione di aver assistito a qualcosa di unico, inimitabile e, perché no, perfetto, l’hanno avuta tutti (o quasi) alla fine della proiezione del loro ultimo lavoro, Inside Out.
La trama non è assolutamente tra le più originali (una bambina di undici anni è costretta dalla famiglia a traslocare altrove e dunque dovrà iniziare una nuova vita) e il dubbio che si trattasse di un film dall’alto rischio retorico era sorto a tutti dopo le primissime immagini apparse nel trailer rilasciato qualche mese fa. Tuttavia, Inside Out ci mette pochissimo a rivelarsi come uno dei gioielli più riusciti in casa Pixar, coinvolgendo il pubblico in un fantasioso e mirabolante viaggio dentro gli angoli più oscuri della nostra anima e cercando di dare una spiegazione - più o meno plausibile, chi lo sa? - alla nascita e alla vita delle nostre emozioni.
Pete Docter costruisce un’allegoria infinita cercando di riproporre in chiave infantile quelle che sono tematiche tra le più spinose dell’intera filosofia. Scena dopo scena, il film incalza un ritmo sempre più dinamico e uno stile costantemente geniale e ironico tanto che si ride tantissimo. Citazioni, riferimenti, parodie - clamorosa la fabbrica dei sogni e il risveglio della bambina attraverso l’incubo - si alternano in un turbinio di emozioni che non lasceranno impassibile nemmeno il più freddo degli spettatori. Il tutto accompagnato da una rara e sapiente intelligenza filmica che il regista dimostra di possedere in più di una sequenza.
Insomma, c’è poco altro da aggiungere, Inside Out è sinora il film più bello visto qui in rassegna a Cannes. Applausi.
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