Recensione di Qui di Daniele Gaglianone | Grezzo ma fondamentale, il docu-film sulla lunga lotta degli attivisti della Val di Susa riprende dieci testimonianze simboliche su uno degli abusi del territorio più violenti e gravi degli ultimi decenni
Attraverso dieci interviste a dieci personaggi misconosciuti ai più, ma fondamentali per la lotta contro il treno ad alta velocità Torino-Lione, Daniele Gaglianone costruisce un documentario “partigiano” (come lui stesso l'ha definito), raccontato dal basso, dalle forze reali e appassionate che combattono e difendono il territorio. Le testimonianze raccolte dal regista di La mia classe, Ruggine e Pietro, rappresentano, infatti, il movimento sommerso ma costante, ostinato e contrario dei cittadini che si incatenano, si arrampicano sui tralicci, marciano, gridano e troppo spesso rimangono feriti. Con visi e professioni comuni, le voci di Qui, una dietro l'altra, risalgono ai momenti delle vere e proprie guerriglie con le forze dell'ordine, che si sono inasprite dal 2003 in poi, in una battaglia che va avanti ormai da quasi 25 anni.
Esperienze di attivismo completamente diverse tra loro, come le marce di preghiera di Gabriella con il gruppo “Cattolici per la vita della valle” e fotoreporter degli abusi del cantiere; o il tentativo sfrontato di Cinzia per un dialogo diretto e non violento con la Polizia, già nota grazie a YouTube; lo schieramento del Sindaco di Venaus nelle proteste, laddove dichiara come la legalità sia minacciata solo dai posti di blocco dittatoriali; la signora Marisa che si ammanetta contro l'occupazione, nonostante molti dei suoi parenti lavorino come operai nella costruzione del Tav; e ancora, le dirette della radio valsusina Black Out durante le manifestazioni, lo sconcerto di una famiglia che scopre nelle carte di un progetto sempre più invasivo il travolgimento della propria casa, e infine l'indifferenza, i maltrattamenti e la violenza delle forze amate. Forme di protesta diverse, sì, ma unite nello spirito del “qui” e ora, nella difesa del luogo che si abita in cui è sempre più chiaro che “la felicità è un mito inventato per farci comprare cose inutili” citazione ricordata dallo speaker Aurelio, ma che sprazzi di felicità si possono scorgere nella lotta comune, nel moto passionale che rivendica il potere dell'idividuo, singolo e collettivo, e della parola, lo stesso utilizzato dal documentario.
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Qui è inoltre un'occasione per risvegliarsi dal buio delle informazioni taciute, ormai scomparse dai media principali, come l'utilizzo di lacrimogeni vietati in tutta Europa, altamente cancerogeni, o la presenza di un filo spinato pericolosissimo presente soltanto nelle zone di guerra internazionali, fabbricato in Israele.
Dalla forma grezza e basilare, il docu-film di Gaglianone poteva osare di più stilisticamente, per unificare maggiormente il discorso a più voci e il filo logico e narrativo delle interviste, accostate tra loro quasi casualmente e intervallate solo da spezzoni presi direttamente da YouTube, i quali non risultano troppo utili allo scopo finale. Ma al di là della sua rudimentalità, Qui ha la forza delle personalità che lo compongono e che dimostrano l'esistenza di un Paese che ha ancora voglia di combattere.
Voto della redazione:
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