Recensione di 1981: Indagine a New York | L'eccelso noir di Chandor squarcia l'american dream
Recensione di 1981: Indagine a New York | Nell'anno più violento della storia di New York, J.C. Chandor mette in scena la corruzione del sogno americano, in continuità con la sua impeccabile filmografia anche grazie agli ottimi Isaac e Chastain
Dopo Margin Call e All is lost, torna (in Italia un anno in ritardo) J.C. Chandor, regista quarantenne che ha già dimostrato un'attenzione e un'ampiezza di sguardo degne dei cineasti più solidi della storia americana. Senza esasperazioni o cardiopalmi in eccesso, il suo si va delineando come il cinema del sogno perduto dell'uomo contemporaneo, nel fallimento, mai stato così vicino, di una visione utopistica e individualista della società capitalista. Se in Margin Call Chandor raccontava la crisi economica dall'interno intimo e spudorato di una multinazionale finanziaria, nel mare aperto All is lost si sfogava sulla sorte dello skipper sfrontato e solitario Robert Redford, naufrago impegnato nello sforzo letterale del non affondare di fronte alla superiorità del mare e del caso.
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E poco importa se 1981: Indagine a New York si colloca quasi 40 anni indietro: l'eroe riluttante interpretato da Oscar Isaac – qua distante anni luce da Star Wars, è invece molto vicino al personaggio di Inside llewyn Davis – non accetta il declino inesorabile del sogno americano che Chandor mette in scena davanti a suoi occhi. Nell'imponenza granitica e invernale fotografata perfettamente da Bradford Young, l'onestà e la rispettabilità alle quali Abel Morales si aggrappa, si sgretolano e lo deridono. Nell'anno più violento della storia di New York, l'integrità è debolezza: e lo sa bene la compagna Jessica Chastain, ottima e bronzea nel ruolo di una truce figlia di un gangster di Brooklyn: Lady MacBeth metropolitana, è la prima a mettere in discussione Abel, e quasi la sua virilità di vero uomo americano. In una scena emblematica e potentissima in cui Abel esita nell'uccidere un cervo, è la moglie a usare finalmente la pistola. Ed è esattamente in questi momenti in cui sorge il dubbio che Chandor sia a tutti gli effetti un nuovo Autore con la a maiuscola di cui ci si sta occupando troppo poco.
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Tralasciati la violenza e il sangue nel fuoricampo di una città che incombe silenziosa, la coppia Chastain-Isaac rappresenta così il nucleo più affascinante e torbido di questo misterioso incubo falsamente flemmatico, oltre alle dinamiche di poteri e capitali che conosciamo dal grande cinema classico americano degli anni '70 e '80 di Coppola, Scorsese, Lumet. Ma nel suo quadro pulito ed elegante, Chandor isola il proprio soggetto dallo spazio – quello delle diverse comunità etniche, alla quale egli stesso appartiene ma se ne tira fuori – e dal tempo – quello del most violent year – e lo guarda come caso umano disperatamente tenace eppure cedevole, inseguito da quella paura del fallimento che si abbatte anche sui protagonisti di Margin call e All is lost.
Voto della redazione:
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