Diretto da Andrew M. Niccol ed interpretato da Ethan Hawke, "Good Kill" racconta la storia di un Maggiore dell'esercito che dall'adrenalina del fronte si ritrova a bombardare con i droni direttamente da Las Vegas
Passeggiando per Roma o per qualsiasi altra città si possono vedere dei manifesti appesi alle vetrine dei bar con scritto “Corso per pilota di droni”. Se ne parla molto anche perché Amazon sta seriamente progettando il servizio di consegna grazie ai dispositivi controllati da remoto.
Qualche anno fa i droni però erano oggetti associati a tutt’altro e basta pensare alle truppe statunitensi in Afghanistan e Iraq per ricollegare il tutto. L’esercito americano infatti ad un certo punto della sua lotta al terrorismo ha scoperto il bombardamento attraverso i droni. Veloce, “sicuro”, “indolore”.
Il 25 febbraio in Italia uscirà un film proprio su questo argomento dal titolo Good Kill. Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2014, la pellicola è diretta da Andrew M. Niccol (Gattaca, In Time) ed interpretata da Ethan Hawke, Bruce Greenwood, January Jones, Zoë Kravitz e Jake Abel.
È la storia di Tommy Egan, maggiore dell’esercito, e del suo ritorno dal fronte afghano e iracheno dove aveva lavorato come pilota di caccia bombardieri, ma non si tratta di un ritorno alla normalità come spesso si racconta nei film di guerra americani. Perché il protagonista non è in congedo, continuerà a decidere quando sganciare gli ordigni, a lavorare di precisione sui millimetri, solo che lo farà comodamente da una centrale vicino a casa, a Las Vegas, dove vive con la moglie.
La mancanza di adrenalina e di paura lo portano a vedere il suo ruolo in modo diverso, a vivere una crisi che rischia di compromettere i suoi legami con le persone che lo circondano e con se stesso.
[Leggi anche: Un sequel per "Boyhood" di Richard Linklater? Parla Ethan Hawke]
Il film sarà distribuito dalla Barter Entertainment e in rete si trovano le prime clip. Good Kill, espressione nota tra i soldati americani, rappresenta il tormento dell’uomo causato da uno strumento che lo aliena dalla realtà, che procura in lui dilemmi di tipo etico e morale, che uccide a distanza, freddamente e senza nessun tipo di percezione. Una storia che mostra come a volte allontanando la prospettiva si possa cambiare il modo di vedere le cose, un’altra interessante riflessione da parte di una nazione che ha bisogno e sente il dovere di analizzarsi e autorappresentarsi.
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