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Autore Camilla Maccaferri :: 11 Settembre 2014
Locandina di Si alza il vento di Miyazaki

Recensione di Si alza il vento di Hayao Miyazaki. Il maestro dell'anime si congeda dal grande schermo con un film freddo e soporifero che deluderà molti fan

Decisamente non è un periodo fortunato per i fan di Hayao Miyazaki. Un mese fa la notizia, poi rivelatasi frutto di un malinteso, che lo Studio Ghibli avrebbe chiuso i battenti aveva gettato nello sconforto i seguaci della culla dell’ animazione giapponese. Già orfani di papà Hayao, che aveva annunciato di voler chiudere la propria carriera con Si alza il vento (presentato durante la scorsa edizione del Festival di Venezia), coloro che aspettano questa uscita come la manna dal cielo devono prepararsi a ricevere una cocente delusione.

Comprensibilmente nostalgico, soprattutto una volta arrivato alla pensione, Miyazaki ha scelto di tornare a riflettere su elementi spesso presenti nella sua opera: la guerra, con tutto il suo bagaglio di orrore e violenza, l’amore sfortunato e la celebrazione della tecnologia come magia artificiale che tutto rende possibile. Il protagonista, l’ingegnere Jiro Horikoshi, infatti, fin da bambino subisce l’incontrastabile fascinazione dell’aviazione, simboleggiata nei suoi sogni dal celeberrimo aviatore italiano Gianni Caproni, mentore e maestro ideale del giovane. Una volta cresciuto, Jiro diventa un famoso progettista e si innamora di Naoko, bella e dolce fanciulla malata di tisi.

Il racconto delle vicende biografiche e delle ricerche di Horikoshi prende spunto dalla realtà, cosa che ha creato non poche polemiche: l’ingegnere è stato infatti l’inventore degli aerei Zero, utilizzati dai kamikaze per i loro letali attacchi durante la Seconda guerra mondiale. Ma l’accusa di antipacifismo, considerati gli illustri precedenti antibellici del regista (Principessa Mononoke, Nausicaa della Valle del Vento eccetera), lascia il tempo che trova: ben più gravi sono le divagazioni zuccherose sulla storia romantica tra Jiro e Naoko e, in generale, le lungaggini della pellicola. In particolare, i dettagli tecnici su aerei e progetti di velivoli risulteranno indigesti a chiunque non abbia un feticismo per l’aviazione, finendo per rendere il film soporifero, grazie anche alle oltre due ore di durata.

Per quanto Miyazaki vada, come sempre, alla ricerca di un forte messaggio poetico, veicolato, questa volta, attraverso le peregrinazioni aeree del protagonista, non riesce a emozionare, lasciando il pubblico freddo e impassibile di fronte alla dichiarazione d’amore del vecchio regista verso l’immaginario di eliche e sbuffi di vapore che tanto ha giovato alle sue pellicole più steampunk (basti pensare a Il Castello errante di Howl). Un addio in sordina per colui che ha reso l'animazione giapponese famosa in tutto il mondo, più vicino agli esiti piuttosto scialbi del figlio Goro (in particolare, per certi versi, a  La collina dei papaveri) che ai fasti di capolavori come La città incantata

Trailer di Si alza il vento

Voto della redazione: 

2

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