Ritratto di Giulia Marras
Autore Giulia Marras :: 22 Aprile 2016
Locandina di Sp1ral

Recensione di Sp1ral | Il film di debutto di Orazio Guarino, con protagonista l'attore di Ovo sodo Marco Cocci, è un fallimento su diversi fronti: tra cui, prima di tutto, la presunzione di sottovalutare lo spettatore

Capita, per fortuna, a volte, e sempre più spesso che le sale si riempiano di piccoli film italiani indipendenti, che riescono a raggiungere anche autonomamente una modesta distribuzione, per quanto limitata. Come in questo periodo, se lo spettatore sgrana gli occhi, troverà in giro film per cui vale la pena allontanarsi dal solito circuito del cinema abituale.
Purtroppo, non è questo il caso: il film dell'esordiente Orazio Guarino non ha nulla per cui essere salvato, nemmeno l'umiltà del film di debutto, sotterrata sotto uno strato abbondante di sottostima del pubblico e della sua capacità di decodifica di ciò che ha di fronte, nel distinguere ciò che vale e comunica qualcosa o ciò che finge di farlo.

[Leggi anche: David di Donatello 2016, trionfa "Lo chiamavano Jeeg Robot"]

Scritto attorno a un'improbabile figura rimbaudiana di un regista maledetto, interpretato dal malcapitato Marco Cocci, anche produttore associato, Sp1ral è anche il nome della sceneggiatura che il protagonista sta scrivendo; la morte del padre interromperà il suo lavoro a New York e lo riporterà nei luoghi d'infanzia, tra ricordi e nuove amicizie.
Seppure il montaggio sfasato su diversi livelli temporali risulti più schizofrenico e inutile che intrigante, la capacità del regista di fotografare i suoi personaggi all'interno dei paesaggi che abitano  – quelli interiori sì, ma letteralmente anche la spiaggia e la città americana – è fuori discussione, anche se il tentativo di avvicinarsi grottescamente agli eventi in modalità lynchiana come ha realizzato con successo Saverio Costanzo in Hungry Hearts, qui sia sostanzialmente fallito. Peccato però che Guarino giri su una sceneggiatura vacua e sterilmente provocatoria. La stessa interpretazione di Cocci, lasciato allo sbando, non è gestita adeguatamente per limitarne la sfrontatezza supponente e di plastica.  

[Leggi anche: Nasce il Premio Giulio Questi per giovani videomaker]

Il problema fondamentale non è solo il discorso solistico per massime, citazioni e considerazioni in terza persona, anche nel confronto con gli altri, evanescenti, personaggi ma è soprattutto il modo in cui Sp1ral si prende troppo sul serio, sfiorando il ridicolo involontario. Neanche l'innocenza (in tutti i sensi del termine) dei flashback riesce a recuperare un esordio che si lancia senza paracadute nel melodramma rock senza musica, con un eroe tragico senza tragedia.
Unico momento da salvare dal baratro è il pezzo suonato da Cocci alla chitarra “Needle in the hay” di Elliott Smith.
La chicca trash: “non ti sei mai accorto di quanto a volte gli spaghetti sembrano dei vermi sporchi di sangue?

Trailer di Sp1ral

Voto della redazione: 

1

Facebook Comments Box

Per condividere o scaricare questo video: TV Animalista