Recensione di Un bacio di Ivan Cotroneo | Pop ed educazione sentimentale contro il bullismo
Recensione di Un bacio di Ivan Cotroneo | Il regista de La kryptonite nella borsa porta al cinema un prodotto più affine a una programmazione televisiva ma coraggioso: dalla parte dei ragazzi, il nuovo bullismo non era ancora stato raccontato così
Tratto dal racconto omonimo scritto dallo stesso Cotroneo, a sua volta ispirato dall'omicidio di Larry King, quattordicenne gay ucciso da un compagno di classe in una scuola della California, Un bacio racconta (finalmente) l'omofobia ai tempi del web 2.0 e dei millennials, in una straniante parabola che lo trasforma dal classico coming of age di derivazione americana a una tragedia universale direttamente strappata da una pagina di cronaca nera contemporanea.
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Tre i personaggi, numero da sempre prediletto per la narrativa cinematografica degli outsiders dall'epocale Bande à part di Godard, passando per The dreamers di Bertolucci – pur trattandosi di riferimenti distanti - ai più recenti e simili sundanciani Noi siamo infinito o Quel fantastico peggior anno della mia vita; alla fine Un bacio assomiglia più a una puntata della serie tv Glee, tra coreografie (di Luca Tommassini) ed esibizioni estemporanee che riconducono all'intrattenimento televisivo più che ai brani intermittenti di un musical. Così Un bacio fallisce nel diventare lo spettacolo ibrido quale vorrebbe essere, completo di interventi grafici d'animazione e inserti di pura fantasia, finendo per mettere in scena una playlist di momenti e canzoni random come una riproduzione automatica di YouTube.
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D'altra parte sono ben chiari gli intenti e il target a cui Cotroneo vuole puntare, e lo fa con l'onestà e il coraggio sufficienti per affrontare una tematica importante e urgente come quella del bullismo in varie sfaccettature: il cyber bullismo, quello sessista e soprattutto quello omofobo. Attingendo da eventi reali (le pagine Facebook che inneggiano all'odio verso i ragazzi più deboli o il sito web che raccoglie i necrologi per i suicidi dei giovanissimi bullizzati per la loro omosessualità), Un bacio pone senza indugi lo spettatore teen davanti alle conseguenze più estreme dei comportamenti perpetuati e sottovalutati da parte della società dominante verso le minoranze - e che si riproduce in scala in una classe liceale: una violenza latente, sia verbale che fisica, alla diversità e alla possibilità che si possa venire sfiorati o influenzati da essa sotto lo sguardo giudicante degli altri.
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Cotroneo non nasconde il senso didattico della sua opera, come una culla adolescenziale di un incubo sempre più tangibile, ma confortevole abbastanza da accogliere paure e lacrime dei suoi giovani spettatori, per poterle esorcizzare nella lingua che conoscono meglio (gli smartphone, whatsapp, youtube, la musica nell'ipod, i social network). Ancora, una culla che contiene gli stessi problemi fondanti dell'età in questione nonché della generazione di cui parla, nell'estetismo vuoto, nella popolarità pretesa, nella mancanza di attaccamento alla realtà (o alla stabilità mancante già di per sé), nella completa apoliticità del pensiero, nel narcisismo e nell'individualismo tramandatogli da un'eredità colpevole e incurante del loro futuro. Un plauso va comunque ai tre attori protagonisti i quali, nonostante la titubanza comprensibile nei siparietti creati a riempire e colorare la sceneggiatura, portano sulle loro spalle il peso di un'operazione rischiosa ma importante.
Voto della redazione:
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