Recensione di La Coppia dei Campioni | Un duo inedito per il trash retrò

Massimo Boldi e Max Tortora per la prima volta insieme sullo schermo: scritto e diretto da Giulio Base (Poliziotti, Mio papà), La coppia dei Campioni è una commedia spiazzante, davanti alla quale le certezze vacillano e i canoni si ritrovano scombinati da quanto accade sullo schermo.

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La coppia dei Campioni è girato e recitato in modo così scabro da suscitare tenerezza. Già palesemente senza pretese di suo, il flusso di gag, frammenti e pensieri(ni) comici conduce con intermittenza lungo la vicenda, fornendoci materiale altalenante ma facilmente inquadrabile: la forma e il mood sono quelli del road movie, dell’imprevisto, degli opposti complementari, dell’amicizia nascente; con un impianto classico che permette di seguire le diverse fasi senza particolari momenti di stop ma ricordandoci continuamente i limiti del progetto e del duo; limiti che non sono un punto di arrivo ma di partenza. Le sensazioni suscitate dal tipo di comicità e dall’approccio registico non sono il risultato, ma la base a partire dalla quale quello che potrebbe essere definito come una sorta di eclettismo-verso-il-basso arriva ad affabulare con il suo appeal controverso e disorientante.

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Il Boldi ignorante arricchito del nord e il Tortora magazziniere a suo modo erudito del centro riescono a compensarsi e a dare le basi teoricamente comiche della complementarietà dei personaggi. Il primo irritante ed estremo, il secondo più posato ed equilibrato, nella loro prima prova assieme riescono a suggerire più di uno spunto comico, scombinandolo puntualmente. Entrambi improvvisano in modo massiccio rompendo spesso e volentieri l’ordine delle scene e delle sequenze in modo piacevolmente rudimentale. Praticamente ogni inquadratura si ritrova interrotta per un battuta “fuori posto”, per un’aggiunta, per una variazione imprevista, una risata sfuggita, arrivando a darci scene completamente sconnesse e nonsense (al riguardo l’apice è lo scambio di battute su digitale e film porno). È questo carattere apertamente scassato e divertito, raffazzonato e spensierato a rendere interessante La coppia dei Campioni: lì dove la regia di Giulio Base sembra volontariamente fermarsi all’elementare sotto diversi aspetti, ci pensano i due comici a scuotere una pellicola altrimenti facilmente condannabile, attraverso una sbandierata povertà di mezzi sfruttata in modo personale.

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Al di là del punto di vista della f(r)attura e della confezione prettamente tecnica (rispetto alla quale il primo impulso porterebbe al proverbiale “sparare sulla croce rossa”), il clima dato dall’unione di esilità produttiva e tendenza comica ci offre qualcosa di strano, ambiguo, affascinante. Il film si rivela essere qualcosa di alieno, di weird, di caoticamente sereno: il carro funebre rosa, il montaggio messo a dura prova dalle improvvisazioni e dai limiti di durata, la non-recitazione di un Boldi ostinato, i campi lunghi con le controfigure palesemente tali, gli impacci di Tortora, le battute che non fanno ridere ma che si fanno ascoltare. È attraverso il feticismo visivo, ché pare di spiare i b-roll di un altro film, che si può apprezzare La coppia dei Campioni, consapevolmente o meno.

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Lo spirito del film riesce a salvarlo dai canoni della scala qualitativa, facendone un’operazione a sé, un oggetto che non sta né nel “bello” né nel “brutto” ma nel puro e semplice trash retrò, quello degli agglomerati di gag e dell’imbarazzo al contrario. Una visione in cui immergersi e dimenticarsi.