Un nuovo studio dell'Università di Southampton dimostra quanto per le donne sia ancora difficile lavorare nel settore
Non sono solo gli americani a produrre studi e ricerche sulla componente femminile nell’industria cinematografica. Anche l’Europa comincia dimostrarsi attenta a queste tendenze ed è infatti stato da poco pubblicato un report a cura dell’università di Southampton in cui si sottolinea la scarsa presenza di professioniste donne sui set inglesi del 2015.
La ricerca è stata portata avanti dalla dottoressa Natalie Wreyford la quale ha analizzato 203 titoli prodotti l’anno scorso riscontrando che solo il 20% dei ruoli più importanti è stato affidato a donne. Un simile divario non può essere spiegato con motivi demografici, è infatti risaputo che i candidati uomini siano spesso avvantaggiati rispetto ai loro equivalenti femminili, e i numeri peggiorano se si vanno ad analizzare le minoranze etniche che sono presenti solo con l’1.5% sul totale degli addetti al lavoro.
Facendo una media, lo studio ha rilevato come solo il 13% delle sceneggiature di film inglesi datati 2015 siano da attribuire a sceneggiatrici, mentre le produttrici risultano essere ancora più in minoranza.
Il dato che lascia interdetti è anche quello che affiora confrontando la ricerca di quest’anno con un'altra svolta nel 2014 sull’occupazione femminile nel settore dell’intrattenimento secondo cui le donne rappresentavano il 33.5% della forza lavoro.
[Leggi anche: Le donne e Hollywood: qualche stereotipo da sfatare]
Il 10 maggio l’università di Southampton ha organizzato un convegno per discutere lo studio che si è tenuto presso la sede del British Film Institute della città. Riconoscere una disparità a volte è il primo passo per combatterla, è triste pensare che anche nel cinema si debba pensare in termini di “quote rosa”, un modo di dire figlio di una politica assai poco lungimirante.
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