Uscito il 24 febbraio in Francia il film che indaga sull'identità individuale e collettiva e racconta l'integrazione senza retorica
È un momento difficile per la Francia, in cui il paese ha bisogno di riflettere su se stesso, sul concetto di identità e sul suo rapporto con l’Altro. Nazione multietnica e della fratellanza, è impossibile negare che anche nei territori d’Oltralpe la convivenza tra etnie non è sempre facile ed è per questo che servono film duri e schietti come quelli di Emmanuel Finkiel. Regista che fugge le mezze misure, che indaga l’identità individuale e collettiva, autore di titoli come Voyages (Premio Louis Delluc 1999 e César 2000 alla migliore opera prima), Nulle part terre promise (in competizione a Locarno nel 2008 e premio Jean Vigo) è pronto per presentare alla Francia il suo quarto lungometraggio.
Je ne suis pas un salaud, distribuito in Francia dal 24 febbraio, ha già fatto parlare di sé vincendo il Premio alla regia e al miglior attore al festival di Angoulême ed essendo in programma al Rendez-Vous With French Cinema a New York dal 3 al 16 marzo.
Un prezioso esempio di cinema verità la cui sceneggiatura è ispirata ad un fatto accaduto ad una persona cara al regista che ha raccontato di quando “uno dei miei amici, Ahmed, è sparito dalla circolazione per sei mesi. Quando è riapparso, mi ha raccontato cosa gli era successo: un tizio era stato aggredito nella piccola città in cui viveva e aveva sentito pronunciare il nome Ahmed durante il pestaggio.
La polizia aveva arrestato tutti gli Ahmed della città e il ragazzo insisteva nell’accusare il mio amico, nonostante le indagini lo scagionassero mano a mano che si procedeva. Questo tizio mi ha incuriosito subito. Chi era? Perché questo accanimento? Partendo dall’enigma che questo 'poveraccio' rappresentava per me, si è manifestato il desiderio di fare questo film, un povero tizio che ho chiamato Eddie e che non solo è diventato il protagonista, ma anche colui attraverso il quale viene vissuta la storia”.
[Leggi anche: La storia del cinema francese nel documentario di Tavernier]
Il protagonista di Je ne suis pas un salaud è Nicolas Duvauchelle (Polisse, Pour une femme), accompagnato da Mélanie Thierry e Driss Ramdi; al momento non c’è distribuzione italiana, ma ci auguriamo che qualcuno rimedi il prima possibile.
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