Recensione di L'Ape Maia - Il Film | Si esce in 3D dagli anni '80
Recensione di L'Ape Maia - Il Film: L'apetta ribelle non riesce a conquistare i più piccoli, ormai abituati a livelli di computer grafica e azione narrativa ben più complessi e divertenti
Quando il remake è ormai parola d'ordine degli studios hollywoodiani, dopo Scooby Doo e Le Tartarughe Ninja (in prossima uscita), anche L'Ape Maia ritorna direttamente dagli anni '80 in versione CGI 3D passando dallo schermo televisivo a quello cinematografico.
Le origini dell'Ape Maia risalgono in realtà alla carta stampata con Le avventure dell'Ape Maia, raccontate per la prima volta nel 1912 dallo scrittore tedesco Waldemar Bonsels; il passo successivo è nel 1975, quando il giapponese Nisan Takahashi la trasformò nella serie animata che dal decennio successivo in poi anche noi italiani abbiamo imparato a conoscere.
Un'ape ultracentenaria, dunque, che con un restyling digitale, essenziale, forse anche un po' spartano, torna ad insegnare, con il suo spirito libero e ribelle, lezioni sul rispetto per il prossimo, sulla fiducia in se stessi e sulla ricerca del proprio posto nel mondo. Senza troppa originalità, né cuore.
La storia è nota: Maia non si riconosce nella rigidità del lavoro operaio nell'alveare e preferisce andare a esplorare il mondo (il prato), stringendo amicizia con ogni tipo di insetto e lasciando perdere i pregiuzi delle altre api verso il “diverso”. L'intreccio si sviluppa infatti intorno alla rivalità storica tra api e calabroni, che la coraggiosa Maia sederà smascherandone i sospetti infondati e le diffidenze ingiustificate. In compagnia degli amici di sempre, l'amico fifone Willi, la cavalletta Flip, e piccole comparse dei personaggi più ricorrenti della serie, come il ragno Tecla o la formica Colonnello, l'avventura dell'Ape Maia ricalca il classico viaggio dell'eroe con i suoi archetipi, senza aggiungere nulla di nuovo rispetto ai ben più riusciti film Disney o Pixar. Se la rivalutazione dei personaggi “outsiders” (le formiche stupide, la cimice puzzona) è stata già ampliamente e meglio affrontata, la saccente saggezza dell'eroina fa perdere quell'ingenuità innocente che era propria della protagonista originaria della serie tv.
Pur con tanto di canzone accattivante e banalissimo ritornello “sii te stesso”, L'Ape Maia è un continuo sbandieramento di morali, senza una forte struttura drammaturgica alle spalle e con poche risate, e in questo modo non riesce a coinvolgere neanche gli spettatori più piccoli.
Più che un fail, una trasposizione inutile e priva di brio: meglio che Maia rimanga in tv.
Voto della redazione:
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