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Autore Luca Marra :: 14 Maggio 2014

Il 10 giugno, giorno della premiazione, sapremo chi vincerà ai David di Donatello 2014. Un approfondimento delle nomination

Stefano Fresi in Smetto quando voglio

Il 10 giugno, giorno della premiazione, sapremo chi vincerà ai David di Donatello 2014. 18 le candidature per La grande bellezza superate di una lunghezza da quelle per Il capitale umano di Virzì. Il favorito rimane Sorrentino, non solo per il valore ma di conseguenza anche per il suo percorso stellato: Oscar, Golden Globe, Bafta ecc. Dunque manca solo l'Oscar in patria, il David di Donatello, anche se, è proprio a casa sua che il film di Sorrentino ha ricevuto più critiche e creato più spaccature d'opinione. Il 10 giugno, giorno della premiazione, sapremo. Al di là delle previsioni, più o meno scontate, unendo i puntini tra le nomination dei David, emerge una stagione importante per il nostro cinema. Ecco perché.

IL CAPITALE… – Oltre le opinioni, La grande bellezza ha sicuramente dato una spolverata forte all'immagine internazionale del nostro cinema riportando a casa la prestigiosa statuetta dopo 15 anni. Ma non è solo La grande bellezza a dare forza a questa stagione. Paolo Virzì è un autore affermato del nostro cinema ma le 19 nomination sono una conferma che prendendosi i rischi, cosa che il nostro cinema fa poco, il successo si può ottenere, o meglio, mantenere. Perché Il capitale umano è il primo noir di Virzì, lontano anni luce dalla sua, seppure apprezzata, commedia agrodolce di personaggi simpatici. Da quel tono, sia narrativo che visivo, Virzì si è completamente allontanato non lasciandone nemmeno un barlume, magari per dare la riconoscibilità della mano dell'autore al pubblico. Un cambio di marcia totale dove, però, il regista toscano lascia la sua grande capacità di fotografare i tipi italiani. Soprattutto nelle loro ombre.

GIOVANE – Il "capitale giovane" invece lo troviamo in Smetto quando voglio: successo di botteghino e di creatività. Il regista è un esordiente  trentenne, Sidney Sibilia, e il suo film ottiene 12 nomination. Tantissime per un'opera prima. Per molti versi Smetto quando voglio era il film di cui il nostro cinema aveva più bisogno. È una commedia, come il genere più utilizzato in Italia, ma nuova. Prende il calco della "commedia all'italiana" e lo plasma ad una trama da thriller stile Usa (una sorta di Breaking bad all'italiana) caratterizzato da personaggi divertenti, originali, piantato sul tema sociale principe: la precarietà giovanile. Personaggi intrepretati da attori "non star" con una gavetta lunga. 3 di questi sono anche nominati ai David. Edoardo Leo è l'attore italiano del momento, da gennaio 2014 ad oggi è uscito con un film al mese. Poi ci sono Stefano Fresi e Valerio Aprea, quest'ultimo noto per le serie Boris e Tutti pazzi per amore. È importante anche notare che un film come Smetto quando voglio ha degli ingredienti cinematografici altamente replicabili che possono aprire la strada della diversificazione: un cinema di genere che può far presa su tutte le fasce di pubblico e che, per andare avanti, ha bisogno "solo" dell'originalità. E del capitale giovane, quello presente anche in Song' e Napule (3 nomination) che fa rivivere con ironia il "poliziottesco" interpretato da Giampaolo Morelli, Serena Rossi e Alessandro Roja (tutti nella fascia dei 30). A soffiare vento fresco c'è anche Pif con il suo film, apprezzatissimo, La mafia uccide solo d'estate. Per lui 9 nomination. Una conferma arriva anche per Kasia Smutniak, trentaquattrenne, candidata come miglior attrice per l'intenso ruolo in Allacciate le cinture.

PREMI "DOC" – In tema di premi, percorsi e genere, è interessante notare che nel mare di difficoltà del nostro cinema (la mancanza di un'industria vera, l'appiattimento dell'offerta e della distribuzione ecc.) troviamo che non è solo "il capitale giovane" ad arricchirsi ma anche la forza del documentario. Genere atavicamente e ingiustamente sottovalutato che quest'anno però vince ai festival e contribuisce alla ricchezza di riconoscimenti attuale e all'unicità di questa stagione della nostra settima arte: Sacro Gra è nella categoria dei documentari (il vincitore, già annunciato, è il giovane Roberto Minervini con Stop the pounding heart – Trilogia del Texas, atto III) ed ha vinto Il Festival di Venezia 2013. Dal profondo di Valentina Pedicini, bellissimo film sui minatori del Sulcis, lo affianca in cinquina, ed ha vinto il "Premio Doc It - Prospettive Italia Doc" per il Migliore Documentario all'ultimo festival di Roma, rassegna quest'ultima che ha incoronato come miglior pellicola nel concorso principale ed internazionale TIR di Fasulo, documentarista italiano trentottenne. 4 nomination, ci sono anche per Salvo di Grassadonia e Piazza. Poco distribuito in Italia, come del resto Tir e Dal profondo, che ha vinto la "Semaine de la Critique" al Festival di Cannes 2013. In quella edizione, ha ottenuto una menzione speciale per il miglior cortometraggio 37°4 S di Adriano Valerio, già annunciato come vincitore ai David di Donatello 2014 per il miglior cortometraggio. E seppur non nominati ai David, il mondo del "doc" italiano di recente in sala ci ha regalato altri due esempi di film belli da menti giovani The Special Need di Carlo Zoratti, trentaduenne udinese che non ha mai studiato Cinema e Fuoristrada di Elisa Amoruso menzione speciale nella sezione vinta dalla Pedicini a Roma. Non solo La grande bellezza, dunque, ma anche tante altre.

 

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