Il regista di "Star Wars" si racconta durante un'intervista di Charlie Rose e parla del suo rapporto con Hollywood
George Lucas, il padre di Star Wars, non si è risparmiato (in senso positivo) di fronte alle telecamere e davanti alle domande di Charlie Rose, noto personaggio televisivo americano che ha condotto una lunga intervista con il regista. Più di cinquanta minuti in cui il regista di Guerre stellari parla di com'è cambiata Hollywood dopo il suo primo Star Wars del 1977 e si esprime riguardo il nuovo capitolo della saga diretto da J.J. Abrams.
Lo ripete più volte durante la conversazione, nonostante lui ormai sia spesso associato al grande cinema di Hollywood, all'inizio aveva ben altre intenzioni. Voleva lavorare a piccoli film, magari dedicandosi al documentario per diventare una sorta di Michael Moore, ma ovviamente dopo American Graffiti le cose andarono diversamente. Certo è che la cosa che da sempre l'ha più attirato del cinema sono stati gli effetti visivi.
Lucas racconta anche di quando Coppola, dopo aver visto il suo primo lungometraggio di finzione L'uomo che fuggì dal futuro, gli consigliò di prendere le distanze dalla “roba pseudoartistica” e di dedicarsi alla commedia. Così nacque American Graffiti, progetto che inizialmente la produzione voleva accantonare. Dal 1973 tutto cambiò, ma il regista decise di dedicarsi ad un cinema che fosse orientato ad un pubblico di ragazzi e così nacque l'idea di unire elementi di mitologia a quelli della serialità dell'epoca, ed ecco il primo Star Wars.
[Leggi anche: In che modo la saga di "Star Wars" ha contribuito al declino del cinema americano]
In quegli anni cercò in tutti i modi di ottenere i diritti di Flash Gordon, non ci riuscì ma nel frattempo Guerre stellari stava diventando una cosa più grande di lui, un film che sconvolse Hollywood.
E i cambiamenti non sono sempre in positivo, dopo il successo del primo film infatti Lucas ammette di aver visto decine di film che tentavano di copiarlo, convinti che inserire qualche navicella spaziale nella trama bastasse ad attirare il pubblico. Purtroppo però ciò non bastava, perché l'elemento essenziale per il regista resta l'avere tra le mani una buona storia. E lui senza dubbio l'ha saputo fare.
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