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Autore Giulia Marras :: 21 Giugno 2016
Locandina di Segreti di famiglia

Recensione di Segreti di famiglia | La prima opera in inglese del regista norvegese Joachim Trier, con un cast d'eccezione, non mantiene le aspettative sollevate dagli esordi con un impeccabile dramma familiare senza la spinta vitale dei precedenti

Avere tra le mani due attori come Isabelle Huppert e Gabriel Byrne (solo in parte, e non ne siamo neanche troppo sicuri, Jesse Eisenberg, come lui stesso non sembri a volte essere troppo sicuro di voler fare l'attore) non è affare da poco, ma per Joachim Trier, regista norvegese alle prese con il primo lavoro in lingua inglese, non è neanche troppo sorprendente: perché sorprendenti erano stati i suoi due primi lungometraggi prodotti in terra scandinava, Reprise e Oslo, 31 August, basato sul romanzo Fuoco fatuo di Pierre Drieu La Rochelle, in Italia purtroppo inediti. 

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Segreti di famiglia, già dal titolo con il quale i distributori hanno scelto di ribattezzare l'opera, rispetto al più originale Louder than bombs, è di sicuro un richiamo ad almeno altri due film e una manciata di serie tv. Scritto dallo stesso Trier con Eskil Vogt, altro nastro nascente del cinema norvegese (Blind, 2014), il film non mantiene purtroppo le ottime premesse intraviste negli esordi: le sperimentazioni che richiamavano il cinema francese e la nouvelle vague si perdono dietro a un dramma famigliare che pur non avendo nulla di canonico o patetico, non raggiunge realmente alcuno dei suoi diversi giochi di luce e di respiro. 

Decidendo di seguire più prospettive e personaggi a cui e da cui guardare, la narrazione rimane fuori fuoco, le relazioni poco più che riflessi di ricordi, nelle poche scene significative che si riescono a focalizzare. La Huppert rimane la luce del film, nonostante reciti in una lingua diversa dalla sua, e nonostante il suo personaggio di fotografa di guerra, ispirato alla vera Alexandra Boulat, sia colmo di vuoti e incertezze di scrittura, oltre che esistenziali. Decisamente fallita la figura del padre interpretata da Byrne, in un ruolo goffo e in continua dissolvenza. L'unico a mantenere, quasi letteralmente, le redini del racconto è il figlio minore, scrittore (d'immagini) d'azzardo come i protagonisti di Reprise

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Per il talento finora dimostrato, è doloroso ammettere che l'incomunicabilità narrata da Segreti di famiglia si appiccichi anche alle immagini e le raffreddi, contaminate da scontate rivelazioni e confusione d'ambizione. Di indubbia ricerca stilistica ed eleganza, la terza opera di Trier è in discesa rispetto al percorso intrapreso ma non nega le speranze per un futuro più solido, magari tornando in Norvegia.

Trailer di Segreti di famiglia

Voto della redazione: 

2

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