Recensione di Hardcore! di Ilya Naishuller con Sharlto Copley, Haley Bennett, Tim Roth: un film totalmente in soggettiva veloce, divertito, ipercinetico e preciso per un'immersione totale nell'action spassionato
Con Sharlto Copley, Haley Bennett e una comparsata di Tim Roth Hardcore! di Ilya Naishuller, girato interamente in prima persona, arriva nelle sale con tutta la sua carica devotamente action, fulminea, divertita e prima di tutto cristallina.
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Ti svegli e non sai chi sei. Una donna bellissima, poi un non-stop di proiettili, colluttazioni ed emoglobina lasciata libera di scorrere in tutti modi possibili. Punto. Grazie al POV ci ritroviamo a “partecipare” a tutto ciò. Ma, al di là della stuzzicante/preoccupante premessa, nella soggettiva perenne di Hardcore! riusciamo a trovare un punto di contatto con l’immagine non del tutto scontato: se il concetto base suggerisce in modo automatico l’idea di immersione, è nell’applicazione tecnica che Hardcore! riesce a brillare. Mentre i blockbuster tendono ad una spettatorialità quasi del tutto passiva (ad esempio i cinecomic Marvel) dandoci spesso in pasto azione incasinata e ripulita (ossia: monca) prossima all’anestetico ed incapace di scuotere, il film di Ilya Naishuller con i suoni binari di scorrimento e con le sue regole più o meno ferree (ad esempio ogni tipologia di scontro non sembra mai ripresentarsi identica due volte) riesce a generare sussulti, divertissement e un certo livello di empatia, combinando abilmente montaggio, violenza e personaggi senza mai delegare al caos o al chiacchiericcio il suo flusso.
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Occhi muti, quelli di Henry e quindi i nostri (e di nessun attore) che diventano più scafandro che mera soggettiva. Una GoPro Hero3 Black e molto lavoro di fino riescono a traslare il tutto dall’ammicco videoludico (che comunque ridurre a meri elementi cinetici e di prospettiva risulterebbe approssimativo in modo imbarazzante) all’esperienza attiva di sangue, armi, dinamicità e storyline: ingredienti essenziali sostenuti dalla capacità del ritmo, dalla chiarezza dell’immagine, dalla possibilità di assaporare ogni singolo slancio e ogni conflitto visivo. Spasmo rincarato per tutta la durata che dopo la pseudo sorpresa iniziale diventa un comodissimo mezzo di fruizione. Esattamente come Crank dieci anni fa, Hardcore! pulsa per e attraverso un cazzeggio curato nei minimi particolari.
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Tralasciando lo sbandieramento di una qualche sedicente innovazione, Hardcore! appare più compendioso che inedito: l’avvicinamento al protagonista fino a inghiottirlo, il cinema veloce permesso dai mezzi tecnici, il rollercoaster puro, il concetto di “l’azione per l’azione” sono il passo più evoluto dopo esserci sorbiti almeno un decennio di camera a mano forzata, di patina artefatta di verità, di found footage e di mockumentary. Portandoci ad uno status di pressoché completa fusione degli sguardi e dei dispositivi che li permettono, film come Hardcore! o Unfriended appartengono semplicemente ad un presente possibile di un cinema che gioca spremendo i concetti, esasperando le sensazioni e creando immagini onestamente disinteressate, convintamente di genere, senza patti sotterranei con il sentimentalismo.
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Hardcore! è cinema puro e semplice, deciso e conciso, puntuale e appariscente, ma senza mai strafare. Action spinto non verso architetture pregnanti e stupefacenti (Mad Max: Fury Road, i due The Raid), ma focalizzato sulla melodia semplice, sul punk pop vecchia scuola, proprio come i Biting Elbows, il gruppo del regista Ilya Naishuller e dai cui video (da lui diretti) Hardcore! nasce.
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